MACERATA – “Opero nel settore manifatturiero e mando avanti un’impresa di sole donne con 5 addette. Quest’anno il fatturato si è dimezzato, mentre le tasse locali (Imu, Tari e Tasi) sono raddoppiate, arrivando ad un totale di 3.300 euro. L'acconto da pagare per Imu e Tasi è di 1.369 euro. Considerando tutte le imposte, ormai versiamo al fisco oltre il 60% del nostro reddito. Così, con l’accesso al credito sempre più difficile, non ce la facciamo più e presto saremo costrette a chiudere.” E’ questo il grido d’allarme lanciato da una imprenditrice maceratese associata alla Cna. Una delle 9.167 donne che con fatica, tutti i giorni, nella nostra provincia cercano di conciliare l'essere madri di famiglia con il fare impresa.
Le aziende al femminile rappresentano il 23,4% del totale delle imprese maceratesi e tra gennaio e marzo 2014, mentre il numero complessivo delle attività imprenditoriali è diminuito di 485 unità, quelle guidate da donne sono state 218 in più. Commercio, ristorazione e alloggio, servizi alla persona ma anche attività manifatturiere, soprattutto del sistema moda: ecco i settori con il maggior numero di imprese femminili, ma il futuro, secondo la CNA Provinciale di Macerata si presenta sempre più difficile. Tasse sempre più alte, accesso al credito difficile, servizi sociali che rendono impossibile fare l’imprenditrice e la mamma, stanno spingendo molte artigiane a gettare la spugna.
“Le donne imprenditrici – afferma il Direttore della CNA Provinciale di Macerata Silvano Gattari – rappresentano un valore aggiunto per l’economia del territorio al quale non possiamo rinunciare. Devono essere aiutate con interventi mirati, sostenendole nell’accesso al credito e chiedendo alle istituzioni un sistema di servizi che consenta loro di conciliare famiglia e lavoro. Il grido d’allarme lanciato dalla nostra associata non può rimanere inascoltato e non riguarda solo le imprese femminili ma tutti gli artigiani. E' per questo che la CNA chiede agli enti locali di aiutare le imprese a sopravvivere, consentendo la rateizzazione dei pagamenti delle imposte relative all’anno in corso senza costi aggiuntivi”.
Moltissime aziende sono alle prese con una drammatica mancanza di liquidità, senza poter ricorrere al credito bancario, ormai un miraggio per tante imprese, soprattutto per le piccole e piccolissime, in particolare quelle guidate da donne. “Con l'obiettivo di sostenere le piccole e medie imprese femminili – conclude Gattari – la CNA ha sottoscritto un protocollo d’intesa con l’ABI, il Ministero delle Pari Opportunità e il Ministero dello Sviluppo Economico, un protocollo d’intesa per favorire le imprese in rosa e le lavoratrici autonome con finanziamenti ad hoc per 1,4 milioni di euro”.
Le banche che aderiranno al protocollo indicheranno il plafond finanziario che potrà essere utilizzato per la concessione di finanziamenti relativi a specifiche linee di intervento: nuovi investimenti, materiali o immateriali, sviluppo dell’attività di impresa o della libera professione; costituzione di nuove imprese o avvio della libera professione; ripresa dell’attività di Pmi e lavoratrici autonome che, per effetto della crisi, attraversano una momentanea situazione di . E’ prevista, inoltre, la possibilità di sospendere il rimborso dei finanziamenti, per un periodo fino a 12 mesi, in caso di maternità, grave malattia (anche di coniuge, convivente, figli), malattia invalidante di un genitore o di un parente/affine, entro il terzo grado, convivente con l’imprenditrice o la lavoratrice autonoma