L’efficienza energetica rappresenta un aspetto estremamente importante per capire quali siano le prestazioni di un edificio dal punto di vista energetico. In base alla classe energetica a cui viene associato l’immobile, infatti, si può individuare il consumo in termini energetici dello stesso.
Le classi energetiche, con l’entrata in vigore della nuova certificazione energetica, sono ben 10. Si parte dal livello maggiore, ovvero quello denominato A4, che corrisponde allo scenario di un immobile dotato del miglior grado di efficienza energetica. Il livello più basso, che viene indicato con la lettera G, sta a indicare, invece, il livello più basso di efficienza in termini energetici.
La misurazione dell’efficienza energetica di un immobile, nell’ottica dell’ottenimento di una certificazione energetica, viene effettuata tenendo conto di una serie di fattori. Tra gli altri, la presenza di impianti di climatizzazione, il livello di coibentazione e di isolamento termico, ma anche l’isolamento acustico. Possono fare la differenza anche parametri come la collocazione geografica di un immobile, il tipo di muratura e la presenza di infissi all’avanguardia, come si può notare anche sul portale Certificazioneenergeticafacile.it.
La validità temporale dell’APE
La certificazione energetica si caratterizza per avere una validità che parte da almeno un anno fino ad arrivare al massimo a 10 anni. Questo è quanto previsto dalle attuali normative in materia. Per poter ricevere questo tipo di attestato serve, come si può facilmente intuire, rispettare i requisiti e le regole previste in termini di risparmio energetico. In caso contrario, ecco che la certificazione energetica ha una validità pari solamente ad un anno. Scendendo un po’ più nei dettagli, senza il rispetto delle norme sul risparmio energetico, la validità si estende solo fino al 31 dicembre dello stesso anno in cui viene rilasciato il certificato.
È importante mettere in evidenza anche un altro aspetto. Nel caso in cui si dovessero svolgere degli interventi di ristrutturazione che si riflettono anche sulle prestazioni energetiche di una certa struttura, allora si deve provvedere al rinnovo anche dell’APE.
L’indice di prestazione energetica: di cosa si tratta
All’interno della certificazione si parla di indice di prestazione energetica. Si tratta di un valore, che viene chiamato anche con l’acronimo di EPI, che viene utilizzato in riferimento alla climatizzazione durante la stagione invernale per fare un’approfondita valutazione circa l’efficienza dal punto di vista energetico di una casa oppure di un intero edificio.
Nello specifico, questo parametro serve a tener traccia del rapporto che intercorre tra l’energia che serve per garantire all’ambiente una temperatura intorno ai 18 gradi e la superficie utile dello stesso. Al posto di quest’ultima si può usare anche il valore della superficie netta calpestabile, oppure il volume lordo nel caso in cui si tratta di un edificio dotato di locali non residenziali.
L’EPI, quindi, sta a indicare quello che è il consumo complessivo di energia primaria per poter garantire il riscaldamento durante la stagione più fredda dell’anno, in riferimento all’unità di superficie utile oppure a uno degli altri parametri già elencati. Tale indice si può trovare proprio sulla certificazione energetica e rappresenta, quindi, il livello di energia complessivo che un edificio oppure una singola unità immobiliare consumano per ciascun metro quadrato di superficie occupata.
Quando la certificazione è obbligatoria
La legge prevede in maniera obbligatoria la produzione dell’APE nel momento in cui si ha la necessità di effettuare la vendita o l’affitto di un immobile. Non solo, visto che serve anche in caso di interventi di ristrutturazione che vanno a modificare le prestazioni energetiche dell’immobile. La certificazione deve essere sempre inserita in allegato negli atti di compravendita o di locazione. Nel caso in cui dovesse mancare il rischio che si corre è quello di incappare in una sanzione amministrativa di carattere pecuniario.