ECONOMIA – Si sente spesso parlare di piccole, medie e grandi imprese, ma sappiamo davvero come distinguerle e cosa le rende tali?
In realtà non esiste una risposta assoluta, perché il concetto di dimensione aziendale è vago, e lo è per alcuni motivi specifici. In primo luogo perché questo valore può cambiare in base al criterio di valutazione scelto, e in secondo luogo per via del contesto normativo.
Si parla ad esempio del numero di dipendenti, che può andare da 10 (micro-imprese) a più di 249 (grandi imprese). Entro la soglia dei 49 è possibile parlare di piccole imprese, mentre dai 50 ai 249 si tratta di medie imprese. Dunque è la forza-lavoro a fare grande un’azienda. Pesa ovviamente anche il fatturato: piccole aziende entro i 10 milioni, medie imprese entro i 50 milioni e infine le grandi realtà, con fatturati superiori ai 50 milioni di euro.
I criteri per definire una grande azienda
Poco sopra abbiamo visto che una grande azienda viene considerata tale quando supera quota 249 dipendenti e un fatturato di 50 milioni. Per avere un’idea del quadro normativo, è bene sapere che la stessa Unione Europea stabilisce i criteri per definire le imprese: tiene in considerazione un altro parametro come il bilancio annuale, che va a sommarsi al fatturato e al numero di unità lavorative. Nel mondo sempre più digitale, per sapere se ci si sta relazionando con una grande azienda si può anche ricorrere al web: basta verificare la partita iva dell’azienda sul sito internet di iCribis, ad esempio, per avere un report che contiene anche il numero di dipendenti e restituisce un’idea del profilo aziendale.
Non solo, le grandi aziende riescono a conservare la propria visione, arricchendola e facendola diventare storia aziendale e prospettiva di futuro. Non è un caso che le sedi centrali di grandi multinazionali spesso addirittura ospitino un vero e proprio museo aziendale: un buon modo per fissare quelli che sono momenti storici della vita del brand e nello stesso tempo contribuire ad aumentarne il prestigio percepito.
Le grandi imprese? Sono beni culturali
Oltre ai dipendenti e al fatturato, che vengono considerati fattori “concreti”, in realtà sono dunque i valori aziendali a fare la differenza. Si parla della cosiddetta cultura d’impresa, fra l’altro oggetto di una settimana specifica dedicata a questo tema, celebrata dal Nord al Sud Italia dall’8 al 22 novembre. Da qui è emersa una verità oggi più che attuale: sono i valori che costituiscono la grandezza di un’azienda, perché sono alla base di ogni storia di successo.
Al punto che, secondo il presidente di Museimpresa Antonio Calabrò, le grandi aziende dovrebbero essere inquadrate come beni culturali, e il governo dovrebbe iniziare a trattarle come tali. Si parla infatti di un insieme di conoscenze che includono il sapere umanistico, le competenze scientifiche e tecnologiche, e tutti gli altri elementi che in fondo distinguono il “made in Italy”, come nel caso delle componenti artigianali. Non a caso, i suddetti valori permettono alle grandi imprese di internazionalizzarsi e di scalare le vette del successo grazie alle esportazioni all’estero.