ATTUALITA' – Angelo Borrelli, capo della Protezione civile e Commissario straordinario d’emergenza, durante l’ormai quotidiana conferenza stampa ha aggiornato i numeri dei decessi legati al nuovo virus che sta colpendo non solo l’Italia ma il mondo intero.
219 contagiati in Italia e 5 deceduti, l’ultimo di Caselle Landi in Lombardia. I numeri e le statistiche non dovrebbero allarmare, ma purtroppo non è così in molti casi.
Le vittime sono infatti praticamente sempre persone con uno stato di salute compromesso, con un sistema immunitario e un fisico non sufficientemente forte a rispondere positivamente alle infezioni. A livello italiano i focolai restano ancora oggi quelli dei giorni scorsi: Lodi, Padova, Milano: in generale quindi la Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna, il Piemonte, il Lazio. Nel 90% dei casi chi ha contratto il virus ne è uscito illeso e qualcuno è anche già stato dimesso.
Italia: poco controllo o troppo controllo?
Purtroppo l’Italia è in tutto il mondo il Paese al terzo posto come numero di contagi, dopo la Cina ovviamente e la Corea del Sud. Un primato giudicato dai più ovviamente motivo di imbarazzo e di rabbia. Sui social si leggono ingiurie e lamentele di vario tipo: c’è chi accusa l’apertura dei porti, chi un governo che avrebbe preso sottogamba la virulenza della malattia. In realtà tale primato è da attribuire molto più semplicemente ad una maggiore capillarità e attenzione al controllo di chi ha presentato qualsivoglia sintomo di influenza. Nessuna mancanza di controllo, quindi, quanto una maggiore attenzione nel farlo. Almeno una volta, i meriti, insomma, prendiamoceli.
Per la questione il Governo ha messo in atto misure straordinarie forse eccessive, per certi versi, ma del tutto precauzionali che tuttavia il popolo non sempre ha ben interpretato. Già si sono messe le mani avanti per l’eventuale crescita del numero di contagiati e già gli Italiani si sentono in piena peste nera. È pur vero che i pazienti “zero” tutt’oggi non si trovano e questo non è certo un segnale positivo e forse è per questo che ancora oggi si fanno controlli “a tappeto”.
Il vero problema è la psicosi oggi
Il problema più grosso in Italia di fronte al Coronavirus è la psicosi. Le misure precauzionali sono state interpretate come status di emergenza per via di una malattia ormai sull’uscio di casa e a contribuire a questo parere comune c’è stato anche il fatto che molte trasmissioni di solito con abbondante pubblico sono andate in onda con gli studi vuoti. Per sapere quali è possibile leggere l’approfondimento qui: Kontrokultura.it.
Le conseguenze di questa paura sono tante, oltre ad una generalizzata, purtroppo, discriminazione per chi mostra tratti orientali, si sta verificando una vera e propria corsa per accaparrarsi i beni di primo consumo nei supermercati: pasta, carta igienica, prodotti in scatola, prodotti surgelati. Eventi in cui è previsto l’afflusso di gente sono stati sospesi e così anche le attività didattiche delle scuole e delle università. Di conseguenze economiche, insomma, con questo Coronavirus ce ne saranno e non poche.
Dopotutto comunque è la prima volta che, quantomeno in tempi moderni, ci si ritrova ad avere a che fare con un fenomeno del genere e non si sa bene come comportarsi. Il popolo italiano si è mostrato suddiviso quasi equamente in due: da un lato chi è terrorizzato e prende le relative misure di sicurezza, probabilmente eccessive e psicotiche, e dall’altra chi invece ignora assolutamente la cosa. Il giusto come sempre è nel mezzo, quindi la speranza è che gli animi si calmino e che si inizi a ragionare in modo razionale.