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Crisi, torna il boom della legna per caminetti e stufe

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michael

MARCHE – La crisi riaccende camini e stufe, con una famiglia marchigiana su quattro che utilizza legna da riscaldamento, per una spesa media di 360 euro all’anno

, contro i 1.681 del gasolio, i 1.002 del metano, i 677 del gpl. Ad affermarlo è un’analisi della Coldiretti regionale sulla base di dati Istat relativi ai consumi energetici. Complessivamente nelle Marche si spendono in legna 35 milioni di euro all’anno. Va però sottolineato che solo nel 41 per cento dei casi si è costretti ad acquistare quanto serve per far andare camini e stufe. Un 40 per cento delle famiglie ricorre infatti a legna interamente autoprodotta, con il restante 19 per cento che utilizza sia legname acquistato che recuperato. Il tutto, sottolinea Coldiretti, viene utilizzato nella maggior parte dei casi in camini e stufe tradizionali (88 per cento dei casi) ma c’è’ anche chi (12 per cento) punta su impianti più efficienti (termostufe, termo camini) capaci di riscaldare l’intera abitazione, a testimonianza della forte domanda di tecnologie più innovative registrata negli ultimi anni. Nonostante il ritorno dei camini e una superficie forestale raddoppiata rispetto a cinquant’anni fa, il potenziale economico dei nostri boschi rimane però ancora inespresso e l’offerta di legname risulta insufficiente rispetto alla domanda, tanto che si stima che il 70 per cento del prodotto utilizzato dalle industrie di lavorazione provenga dall’estero. Tutto ciò mentre negli ultimi dieci anni la produzione di legna nelle Marche è diminuita del 14 per cento, scendendo a 150mila metri cubi. “Sono oggi necessarie scelte di gestione economica e politica delle risorse forestali per sostenere la creazione di modelli imprenditoriali di filiera che, anche rileggendo in chiave moderna esperienze della storia del nostro territorio come le proprietà collettive, siano in grado di dare risposte utili a garantire l’approvvigionamento di materie prime locali – sottolinea il presidente di Coldiretti Marche, Tommaso Di Sante -. Ma anche a creare nuove opportunità di lavoro, favorendo al contempo la crescita socio-economica delle aree interne, a rischio spopolamento, il presidio delle stesse contro il rischio dissesto e la fruibilità turistica delle nostre foreste”.

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