Curletta, un anno dopo il dramma. “Ho imparato ad apprezzare le piccole cose della vita”

Di Emanuele Trementozzi

28 agosto 2013, ore 16 e 10 circa. Civitanova cade nel dramma: un ventottenne del posto è in gravi condizioni all’ospedale di Ancona, dopo l’esplosione all’interno di una cabina elettrica all’interno della quale, per conto dell’Enel per cui lavora da anni, stava effettuando regolare manutenzione. Quel ragazzo è Claudio Curletta, operaio della società elettrica, che in pochi istanti vede totalmente cambiare la sua vita. Si teme per la sua salute, sin da subito; le notizie che corrono in città sono discordanti e spesso devianti, nessuno sa effettivamente se quel giovanotto, sportivo da sempre, supererà la notte. Il dramma colpisce in pieno volto anche l’amico di sempre Leonardo Fornari, allora Presidente della locale squadra di terza categoria Real Citanò, di cui Claudio è giocatore e dirigente. La preoccupazione è palpabile e, nel frattempo, la disperazione sale negli occhi e nella mente del fratello Claudio e della fidanzata Giulia, che presto cadono nel peggior incubo della loro vita. Claudio entra in coma, riporta ustioni gravissime su parte del corpo e, dopo qualche giorno, viene trasferito al Centro Grandi Ustioni di Padova. Si innesca, così, la catena solidale della città, in primis degli amici e dei parenti, per arrivare addirittura allo stadio Polisportivo. Gli ultras rossoblu, dei quali il fratello Carlo fa parte, con uno striscione mostrano vicinanza a Claudio durante il campionato, così come mister Jaconi e la società doneranno, qualche giorno dopo l’incidente, una maglia autografata inviando i migliori auguri di pronta guarigione. Eh sì, perché dopo qualche giorno di terribile paura, le nubi si diradano un pò: Claudio ne avrà per un bel pò di tempo ma, fortunatamente, non perderà la vita. Da allora, però, per Claudio Curletta è iniziata una nuova vita.

E oggi, giovedì 28 agosto 2014, ad un anno dall’incidente lo stesso Claudio Curletta si racconta in esclusiva a L’Indiscreto. “Prima di tutto vorrei ringraziare tutti coloro che mi sono stati vicino e mi hanno dimostrato affetto durante questo difficile anno – esordisce Curletta – La mia famiglia, la mia ragazza Giulia e mio fratello Carlo hanno fatto davvero l’impossibile per me. Senza dimenticare lo striscione allo stadio e la maglia che mister Jaconi mi ha fatto recapitare, con le firme di tutti i giocatori facenti allora parte della Prima squadra. Tanti amici di fuori mi sono stati vicino, così come tutte le società di terza categoria che quando mi hanno visto di nuovo al campo mi hanno salutato con calore. A Civitanova si sono mobilitati in tanti e di questo ringrazio davvero tutti. Ma un pensiero particolare va anche al mio amico svizzero Francesco, a Riccardo di Montegranaro, al collega di lavoro Paolo Luciani e a Ivano che quel giorno era con me. Senza dimenticare, inoltre, i miei amici di Milano Giulio e Gabriele che mi hanno fatto visita a Padova, oltre a Leonardo Fornari che non ha mai fatto mancare un pensiero per me. E per finire gli amici Marco, Vania e Sofia che mi hanno riportato a casa, oltre a mia sorella Chiara”.

Proprio l’ex presidente del Real Citanò, infatti, si preoccupò in prima persona di far stampare una maglietta che l’intera squadra indossò la sera stessa che Claudio tornò a casa; un saluto di gruppo che testimoniò ancora una volta l’affetto dei compagni per questo sfortunato ragazzo. “Il calcio è stato importante per tutti quegli amici che mi ha permesso di avere – dice Curletta – Amici che, subito dopo l’incidente e il ritorno a casa, mi hanno sempre sostenuto e dato la forza di andare avanti. Non dimenticherò mai il giorno in cui, a fine stagione, tornai in campo contro la prima in classifica dopo tanti mesi di assenza dal terreno di gioco. Era come ricominciare una nuova vita e, attraverso il calcio, simbolicamente era una vera e propria rinascita”.

Un evento drammatico, seppur a lieto fine, segna indelebilmente le nostre esistenze. E Claudio Curletta, da quel maledetto 28 agosto, vede la vita da un’altra prospettiva. “Su certi aspetti capisci realmente quali sono le cose importanti della vita – dice il giovane civitanovese – Apprezzi maggiormente la vita in ogni suo aspetto e capisci, che spesse volte, ci soffermiamo su delle stupidaggini quando invece ci sono cose molto più impellenti. Un’esperienza del genere ti forma, ti segna e ti fa maturare. Nella sfortuna mi ritengo una persona fortunata, perché è innegabile che potevo anche perdere la vita quel giorno. Ho riportato gravi conseguenze ma, pian piano, sto cercando di tornare alla vita di sempre. Caratterialmente non mi sono chiuso in me stesso e di questo sono molto contento. Sono sensazioni che, solo chi ha vissuto in prima persona, puà realmente capire. E’ un percorso lungo e faticoso, ma con la forza degli amici e della famiglia è tutto più facile”.

Oggi, Claudio, è tornato a lavoro. Ma il pensiero di quel maledetto agosto 2013 è ancora vivo? “E’ innegabile che a volte il pensiero corra ancora a quel pomeriggio di fine estate – dice Curletta – Tempo fa lessi di un incidente simile a Savona e, purtroppo, è stato facile fare dei paragoni. Pensi a quello che poteva accedere, pensi al fatto che avresti potuto rimetterci la vita. Ma, al contempo, pensi che ti sei salvato e devi solo ringraziare il cielo di questa cosa. Ricordo benissimo quando iniziai a riprendere conoscenza dopo qualche giorno: il mio primo pensiero era quello di tornare presto a casa e ritrovare gli amici di sempre. E quando per la prima volta mi alzai dal letto per andare a mangiare, affacciandomi alla finestra sentii quel profumo di fine estate che per me, in quel momento, rappresentava simbolicamente il momento della rinascita. Tutt’oggi ci penso, non posso negarlo, ma pian piano sto imparando a guardare oltre quella maledetta giornata”.

Oggi è una data particolare: è un anno esatto da quell’incidente che gli ha cambiato la vita. Curletta rivivrà quei momenti? “Il mio unico pensiero sarà quello di prendermi un amico con gli amici e riderci sopra, perché proprio oggi che cade un anno esatto da quel giorno, voglio dare uno schiaffo alla sfortuna e buttarmi tutto alle spalle. Il passato è passato, Curletta oggi è un uomo nuovo e vuole guardare con fiducia al futuro”.

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