MARCHE – Chiedono l’amicizia sui social o si impossessano del vostro indirizzo di posta elettronica o dei documenti personali per rubarvi l’identità.
Risalgono così alla vostra carta di credito e vi ritrovate con il conto azzerato o con l’imputazione di acquisti mai effettuati. Sono in continua crescita le frodi creditizi on line nella regione Marche. Ad affermarlo il Centro Studi Cna Marche sulla base dei dati forniti dall’osservatorio Crif. Solo nel primo semestre del 2016 sono stati rilevati 219 casi di frodi creditizie perpetrate attraverso un furto di identità, con il successivo utilizzo illecito dei dati personali e finanziari altrui per ottenere credito o acquisire beni. Rispetto allo stesso perito dell’anno precedente le frodi sono aumentate del 54,5 per cento.
“Nei primi sei mesi del 2016 siamo stati una regione particolarmente presa di mira dai pirati informatici” afferma il presidente Cna Marche Gino Sabatini “e solo in Emilia Romagna( +60%) si è avuto un incremento delle frodi superiore a quello registrato nella nostra regione. Seguono, a distanza, il Veneto (+39,3) e la Lombardia (+22,5 ). Imprese e cittadini devono aumentare l’ attenzione verso questi fenomeni che danneggiano pesantemente i conti correnti dei marchigiani e l’industria del credito”.
Secondo l’elaborazione dei dati Crif da parte del Centro studi Cna Marche, il maggior numero di frodi si è avuto nella provincia di Ancona con 57 casi e un incremento rispetto al primo semestre del 2015 del 74,5 per cento. Sono stati 52 i casi denunciati in provincia di Pesaro Urbino (+24,9%) e 47 a Macerate (+90 per cento) mentre ad Ascoli Piceno le vittime di frodi informatiche sono state 41 (+65%) e a Fermo 22 (+23,7%). In Italia nel primo semestre del 2016 le frodi sono state 8 mila con una crescita dell’1,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2015.
Dopo aver sottratto le credenziali della mail o del profilo facebook, nel 37,7 per cento dei casi, i truffatori cercano di acquistare un elettrodomestico mentre nel 14,6 per cento di casi si rivolgono al mercato delle auto e delle moto. Nel 70 per cento dei casi gli acquisti illeciti avvengono tramite prestiti finalizzati mentre per il 16,7 per cento si utilizzano le carte di credito clonate e per l’11 per cento i prestiti personali.
“I truffatori” spiega Sabatini “diventano sempre più avidi. Nel primo semestre dell’anno si è avuto un incremento dell’importo medio delle frodi del 66 per cento, arrivando alla cifra di 9.893 euro. Un fenomeno destinato a crescere con le festività di fine anno, quando si moltiplicano gli acquisti on line ed aumentano i rischi derivanti da un fenomeno criminale troppo spesso ignorato o sottovalutato”.
Sulla base dei dati forniti dall’Osservatorio Crif, il 26,5 per cento di casi ha riguardato un importo frodato compreso tra i 1.500 e i 3 mila euro mentre si è registrato un calo significativo delle frodi di piccolo importo. Quelle sotto i 1.500 euro.
Chi sono le vittime? Uomini nel 62,5 per cento dei casi. Soprattutto tra i 50 e i 59 anni (+8,23%) e tra gli over 60 (+7,9%).
“Sempre più persone e aziende si stanno aprendo al mondo digitale e, di conseguenza, i frodatori non rimangono a guardare e si stanno specializzando sulle frodi online” commenta Beatrice Rubini, Direttore della linea Mister Credit di CRIF “La vulnerabilità alle frodi di identità si può verificare anche solo perché sul web sono pubblicati i nostri dati identificativi, ad esempio nome, cognome e codice fiscale o dei dati di recapito, tipicamente una e-mail. Il furto delle credenziali di posta elettronica o di social network è un altro obiettivo dei cybercriminali in quanto consentono di viralizzare su larga scala le frodi. Sempre più rilevante per i consumatori è, quindi, l’esigenza di tenere sotto controllo i propri dati, per poter usufruire delle potenzialità offerte dalla rete, senza temere per la propria identità.”
Un dato interessante è che lo 0,2% dei casi riguarda un codice fiscale inesistente, quindi mai rilasciato dall’Agenzia delle Entrate: con ciò si potrebbe ipotizzare un tentativo di frode con identità inesistente. In generale, anche per il 2016 viene confermato l’utilizzo della carta di identità come documento identificativo principale (oltre l’80%).