Salvi barbieri e parrucchieri, chiusi bar ristoranti e pizzerie nelle zone arancioni e rosse d’Italia. Lo stabilisce il nuovo Dpcm a semaforo firmato nella notte dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte dopo un braccio di ferro con i partiti della maggioranza e le Regioni.
L’Italia si colora a macchia di leopardo a seconda dell’indice di contagio Rt e di un coefficiente elaborato su 21 criteri di valutazione. Quello che appare come un bizantinismo cerca di rendere chiaro a tutti la posizione al semaforo che regolerà quasi automaticamente le vite dei cittadini in ciascuna Regione.
🚥Regioni a semaforo verde🚥
Con l’avvertenza che semaforo verde, cioè la situazione relativamente migliore, non è un via libera a tutti. Anzi. Restano in pratica in vigore tutte le norme restrittive dell’ormai vecchio Dpcm del 24 ottobre che alla voce ristoranti e simili prevede la chiusura alle 18.
Tutta l’Italia, in partenza, è verde cioè scenario 2. Bar, ristoranti, pizzerie, pub e attività di ristorazione chiudono alle 18 come già è ora. Resterà salvo il pranzo della domenica.
Il coprifuoco scatta alle 22 fino alle 5 del mattino successivo. Un orario nato da un altro estenuante braccio di ferro tra chi voleva fermare l’Italia alle 20 (Speranza e Franceschini) e chi non voleva proprio mettere un orario (Conte e Renzi). Sarà quindi necessaria l’autocertificazione per uscire di casa dopo le dieci di sera che attesti ragioni di lavoro, necessità o salute.
🚥Regioni a semaforo arancione🚥
Il gradino immediatamente superiore per pericolosità è arancione o, come detto nel nuovo Dpcm a semaforo, livello 3.
Nelle Regioni classificate a questo livello i ristoranti chiudono del tutto. Quindi niente pranzo in nessun giorno della settimana.
Salvi l’asporto e la consegna a domicilio. Bar, pub, ristoranti, pizzerie, gelaterie, pasticcerie potranno fare affidamento solo su queste modalità per continuare l’attività. L’asporto è consentito fino alle ore 22 quando scatta il coprifuoco.
Vietato tutti gli spostamenti, in entrata e in uscita, dalla Regione salvo che per comprovate esigenze di lavoro, salute e urgenza da autocertificare. Tra questi, anche quelli minimi necessari agli studenti fino alle medie per la didattica in presenza. Consentito il rientro nel proprio domicilio o residenza. Vietati gli spostamenti in un comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione fatti salvi i motivi urgenti o la necessità di reggiungere servizi non disponibili nel proprio comune.
🚥 Regioni a semaforo rosso 🚥
Nelle Regioni che si collocano nello scenario di massima gravità e con livello 4 di rischio alto scatta il rosso. La ristorazione può contare sull’asporto fino alle ore 22 (ma nelle vicinanze di casa, si suppone, in base alla regola della passeggiata) e la consegna a domicilio anche più tardi.
Chiudono tutti i negozi al dettaglio tranne alimentari, farmacie, edicole. Chiusi i mercati di generi non alimentari.
Le passeggiate sono consentite individualmente in prossimità della propria abitazione con obbligo di mascherina e rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro. L’attività scolastica in presenza è consentita solo per scuola dell’infanzia, elementare e prima media.
Quanto durano le misure
Le norme del nuovo Dpcm a semaforo entrano in vigore in vigore da giovedì 5 novembre e fino a giovedì 3 dicembre.
I provvedimenti saranno valutati su base settimanale ma avranno la durata minima di 15 giorni. Una Regione dichiarata a livello 4, cioè rossa, sarà tale per due settimane almeno. Un sistema “stop&go” che dovrebbe limitare la diffusione del contagio e aiutare l’economia.
Il meccanismo del semaforo è «semiautomatico», nel senso che ogni Regione si collocherà in uno scenario peggiore, quindi arancione o rosso, in base a criteri oggettivi elaborati a partire dai 21 parametri più volte enunciati.
A firmare l’Ordinanza di inserimento in una zona arancione o rossa sarà il ministro della Salute che potrà adottare ordinanze d’intesa con il presidente della Regione per prevedere «l’esenzione dell’applicazione di una o più misure» restrittive, anche in «specifiche parti del territorio regionale».
Un contraddittorio che potrebbe rendere ancora più a macchia di leopardo la geografia dell’Italia al tempo del coronavirus.