CULTURA – Nei film in cui le katane giapponesi sono le protagoniste, esse rappresentano sempre lo strumento di difesa e di attacco di una parte nei confronti dell’altra.
Molto spesso sono inseparabili dai samurai o dai combattenti, ma, sempre, sono loro a rivestire il ruolo principale, nella misura in cui il samurai senza di essa sarebbe perso.
Anche nei film in cui la violenza, lo scontro tra protagonisti, la morte degli uni e la sopravvivenza degli altri sembrano essere fine a se stessi (oltre che il filo conduttore della trama), c’è una sebben minima parte di storia dedicata alla ricerca di una soluzione alternativa.
La ricerca della “terza via”
Nelle arti marziali, infatti, sebbene in molti sosterranno il contrario, lo scontro tra due nemici è già di per sé una sconfitta per entrambi: la maggior vittoria sta nel non battersi, nel trovare una “terza via”.
Prendiamo, ad esempio, Hattori Hanzo, colui che ha forgiato la katana giapponese per Beatrix, la bionda protagonista di Kill Bill, interpretata da Uma Thurman. Da anni, Hattori aveva deciso di cucinare tofu e riso nel suo ristorante, rinunciando per sempre a creare strumenti di morte.
Solo davanti all’innocenza degli occhi di Beatrix Kiddo e alla sua storia, decide di impegnarsi, per un’ultima volta, nell’arte che lo aveva reso famoso, perché capisce che si tratta del male minore: la morte di Bill è giustificata dalla disonestà e dalla malvagità dello stesso criminale americano.
Hero e Senza Nome
Vi sono poi film in cui il regista è alla ricerca di un modo per dimostrare l’inutilità della violenza e lo fa attraverso un ampio sfoggio di katane giapponesi, che per tutto il tempo vengono usate per difendere “i buoni”, senza risparmiare nessuno dei “cattivi”, salvo arrivare alla fine e capire che anche solo un morto in più potrebbe fare la differenza.
È il caso di Hero, il film del genere wu xia pian del regista Zhang Yimou.
La trama è semplice e complessa allo stesso tempo: semplice perché narra del tentativo di uccidere l’Imperatore di Qin (Chen Dao Ming), che stava combattendo contro gli altri cinque regni della Cina; complesso, perché narrato per buona parte attraverso dei flashback, che sovrappongono le une alle altre diverse versioni della stessa storia.
Senza Nome, interpretato da Jet Li, riesce ad avvicinarsi a 10 metri di distanza dall’imperatore, distanza dalla quale ha dimostrato che saprebbe porre fine alla vita dell’Imperatore (prima che chiunque altro possa impedirglielo) e porre così fine agli scontri tra i regni di Cina.
I venti modi di scrivere spada
Vi è però un altro personaggio che riveste un ruolo fondamentale: si tratta di Spada Spezzata (Tony Leung), esperto nell’uso della spada, arte che ha affinato anche grazie allo studio della calligrafia. Per buona parte del film Spada Spezzata è alla ricerca del ventesimo modo di scrivere spada in cinese (ne esistevano effettivamente già altri 19): la forza della calligrafia e quella della spada derivano da un’unica fonte, ispirandosi alla quale il maestro d’armi diventerebbe invincibile.
Dopo una lunga meditazione, Spada Spezzata arriva alla sua conclusione: il significato profondo di spada è “Uniti sulla Terra”. Il significato è presto chiarito: la spada separa gli uomini, mettendoli gli uni contro gli altri e uccidendoli. Se Senza Nome uccidesse l’Imperatore, questi sarebbe presto sostituito da un altro, che cercherebbe allo stesso modo di conquistare il resto della Cina. E il circolo vizioso di morte non avrebbe più fine.
Bisogna, invece, risparmiargli la vita, pur essendo arrivati ad un passo dal giustiziarlo (che rappresentava lo scopo iniziale del protagonista), per fargli capire che l’unica soluzione sta nel dialogo tra gli uomini, nell’unione tra di loro. Dopo tutti gli anni in cui migliaia di soldati e civili erano morti in guerre assurde e fratricide, era ora di riappacificare i popoli e gli eserciti.
E così andò: Senza Nome non uccise l’Imperatore, il quale riuscì nell’impresa di unire tutti i regni della Cina, senza spargimenti ulteriori di sangue. Ovviamente, questo richiese il sacrificio di tutti coloro che avevano dato la vita per arrivare a questa soluzione.
Il compimento assoluto del maestro d’armi
Grazie alla spada, però, anche l’Imperatore capisce che la sofferenza di un individuo non è nulla di fronte alla sofferenza di un popolo.
E che il compimento assoluto del maestro d’armi arriva alla fine di un percorso a tre fasi.
Nella prima, si assiste alla fusione dell’uomo e della spada, che lo rende invincibile negli scontri con i nemici. Nella seconda fase, la spada è assente dalla sua mano, ma è presente nella sua mente ed egli è ancora più forte, anche contro nemici che si trovino a 100 passi da lui.
La terza ed ultima fase, quella che rappresenta il compimento ultimo del percorso si ha quando la spada non è più né nella mente, né nella mano del maestro d’armi: allora questi abbraccia e comprende ogni cosa con il pensiero; non pensa più a seminare morte al suo passaggio, ma la pace nel cuore degli uomini.