Dopo aver subito l’infezione del covid 19, il corpo umano, può risentire di altri danni, che vanno oltre i problemi respiratori?
L’OMS, (Organizzazione mondiale della Sanità) in questi giorni, ha effettuato un conteggio ufficiale delle vittime del corona virus, che si è sparso in tutto il mondo tra il 2020 e il 2021. Sono più o meno 20 milioni le vittime dovute ai contagi. Ma, con una certa sicurezza, l’OMS, ha dichiarato che l’emergenza sta per terminare.
Speriamo che tutto ciò, possa servire da lezione, anche dopo i gravi errori di laboratorio, che sono stati ammessi in questi anni. I cittadini nel mondo, dopo i vaccini, le mascherine che portano ancora per sicurezza, si pongono però delle domande. Tra cui questa: “Ma il virus, può avere seguiti su altre parti del copro umano?”
Il virus e i danni al cervello
Nella prima parte della pandemia, il virus ebbe un forte impatto sui sistemi respiratori e cardiologici delle persone, colpendo in special modo i soggetti più fragili e deboli. Forti crisi respiratorie, infezioni che portarono purtroppo ad un numero alto di decessi in poco tempo. Vennero allestite tende con appositi macchinari per chi avvertisse difficoltà a respirare tranquillamente.
Nei mesi a seguire, con gli studi e gli esami che furono effettuati (e che si continuano a fare) vari scienziati e medici cercarono di capire se il covid ebbe anche impatto sul sistema neurologico, col rischio se potesse essere bloccato o subire gravi problemi. Questi sintomi vennero chiamati Long-Covid, ovvero problemi a a medio e a lungo termine.
Secondo il professor Carlo Ferrarese, Direttore del Centro di Neuroscienze di Milano, Università degli Studi di Milano-Bicocca e della Clinica Neurologica, Ospedale San Gerardo di Monza, alcuni soggetti vittime del virus subirono problemi al sistema neurologico, dopo un determinato periodo di tempo in seguito all’infezione.
Infatti, alcuni elementi, furono colpiti sul sistema neurologico centrale. Come sottolinea Ferrarese infatti “La ricerca ha rilevato su 3000 pazienti affetti da complicanze neurologiche di cui 2000 erano stati ricoverati nel periodo tra il 1 marzo 2020 e il 30 giugno 2021 con specifici approfondimenti durati fino alla fine del 2021”.
E tra i problemi più evidenti, ci furono l’encefalopatia acuta, ictus ischemico, oppure disturbi cognitivi. Le percentuali variavano dal 14% al 25%. E tra gli ulteriori problemi, ci sono quelli che hanno avuto un certo impatto sulla memoria delle persone. Ma bisogna anche evidenziare che, via via, questi sintomi, sono andati a diminuire da una percentuale dell’8% fino ad un 3%.
Ferrarese, continua evidenziando, che attraverso una grande disponibilità di risorse economiche versate in studi, si continuano a fare esperimenti e trattare questi problemi.