La “vivace” trasferta infrasettimanale di Arezzo e precedentemente quella di Jesi, non hanno certamente indebolito i ragazzi dell’Under 16
che sono riusciti ad avere ragione sul campo di casa, della spigolosa formazione della Legio Picena; su un terreno allentato e a tratti difficile, i ragazzi di Federici e Subissati sono comunque riusciti a fissare il punteggio sul definitivo 22 – 12, assicurandosi cinque punti partita grazie anche alle quattro mete segnate.
Una domenica che ha presentato al caldo pubblico di genitori e appassionati, due squadre desiderose di ben apparire, ma che in più di un’occasione, sono sembrate confuse e poco incisive, forse anche a causa di numerose scelte arbitrali apparse esageratamente “creative”. I pesaresi hanno comunque saputo dimostrare che il rugby non sia sport di recriminazioni e accuse, trovando maggiore determinazione e continuità che non hanno lasciato agli avversari vere occasioni da sfruttare; l’incontro ha comunque consentito turn-over nei ruoli fondamentali, evidenziando la necessità di un lavoro più mirato ed incisivo sui punti d’incontro, evitando anche leggerezze comportamentali, quali quella che è costata il cartellino giallo a Jelic. Indubbiamente, sono state alcune individualità a ricompattare il gruppo e a trascinarlo: Masi nelle chiusure difensive, Piscaglia nello sfruttare con intelligenza le fasi di gioco aperto e la piacevole conferma di Leva, sperimentato nel ruolo di flanker. Menzione particolare per Francesco Di Francesco, che con ritrovata sicurezza e determinazione, ha saputo rendere coeso l’intero reparto degli Avanti, finendo per meritare giustamente il titolo di “uomo dell’incontro”. Dopo l’ormai usuale tuffo a terra collettivo di fine partita, e che i giallorossi hanno battezzato “bomba”, la club house ha ospitato il conviviale “Terzo Tempo”, dove chiacchiere, simpatia e colore di Tutte e Tutti, hanno saputo ravvivare anche questa plumbea prima domenica d’Avvento.
Fermi i confronti ufficiali di campionato, l’Under 18 ha incontrato a Fano la squadra locale e quella dello Jesi, nel primo raggruppamento di “Rugby a 7″ che per il settore giovanile rappresenta iniziativa sperimentale e sulla quale la Federazione nazionale ha deciso d’investire seriamente. Nonostante le due sconfitte, 22-5 contro Fano e 20-5 con lo Jesi, i ragazzi classe 1997 e ’98 hanno comunque dimostrato di avere nelle loro possibilità questa variante del gioco, che predilige agilità e velocità alla forza e prestanza fisica, caratteristiche peculiari dei giovani kiwi. Non ancora molto diffuso il “seven”, nonostante si giochi dalla fine dell’800, sta riscuotendo grande interesse anche in Italia, grazie alla sua alta spettacolarità e capovolgimenti di fronte repentini. Giocato su campo che ha stesse dimensioni di quello del rugby tradizionale, schiera sette giocatori con altri cinque pronti a sostituirli; alle mischie ordinate e alle rimesse laterali partecipano solo tre giocatori. La partita si divide in due tempi da sette minuti e nel caso di parità alla fine dei tempi regolamentari, l’incontro continua fino a quando una delle squadre segni per prima dei punti. L’immancabile spirito goliardico che contraddistingue il rugby, attribuisce l’invenzione di questa variante alla proverbiale tirchieria degli scozzesi che, volendo risparmiare, da una sola squadra di quindici elementi ne formano due. Compreso un arbitro!