MARCHE – I disoccupati nella nostra regione alla fine di marzo erano 71 mila, con un calo di 8 mila unità rispetto al primo trimestre dell’anno precedente.
Un calo che ha interessato più le donne (-6 mila) degli uomini (-2 mila). Ma se diminuiscono gli iscritti alle liste di collocamento, aumenta il numero di chi sarebbe disposto a lavorare ma ha smesso di cercare attivamente un’occupazione: erano 52 mila nel primo trimestre del 2014 e sono diventati 59 mila nel primo trimestre 2015.
Sabatini e Gregorini: “Non si tratta di un bel segnale perché a perdere la speranza di trovare un’occupazione sono soprattutto i giovani che vanno ad ingrossare le fila di chi non studia e non lavora. Si tratta di un problema non solo economico ma anche sociale che dovrà essere affrontato rimotivando questi giovani ed offrendo loro concrete opportunità di inserimento nel mondo del lavoro non solo come dipendenti ma anche favorendo l’avvio di nuove attività imprenditoriali”.
Meno disoccupati ma più scoraggiati. E’ questa la situazione del mercato del lavoro marchigiano nel primo trimestre del 2015. Secondo i dati diffusi oggi dall’Istat ed elaborati dal Centro Studi Cna della Marche, il tasso di disoccupazione nelle Marche è sceso al 10,3 per cento rispetto all’11,3 di un anno fa ed al 10,6 di tre mesi fa. I disoccupati nella nostra regione alla fine di marzo erano 71 mila, con un calo di 8 mila unità rispetto al primo trimestre dell’anno precedente. Un calo che ha interessato più le donne (-6 mila) degli uomini (-2 mila). Ma se diminuiscono gli iscritti alle liste di collocamento, aumenta il numero di chi sarebbe disposto a lavorare ma ha smesso di cercare attivamente un’occupazione: erano 52 mila nel primo trimestre del 2014 e sono diventati 59 mila nel primo trimestre 2015. In pratica escono dalle liste dei disoccupati ed entrano in quel limbo che racchiude una forza lavoro potenziale che ha perso la speranza di un’assunzione.
“Non si tratta di un bel segnale” commentano il presidente Cna Marche Gino Sabatini e il segretario Otello Gregorini “perché a perdere la speranza di trovare un’occupazione sono soprattutto i giovani che vanno ad ingrossare le fila di chi non studia e non lavora. Si tratta di un problema non solo economico ma anche sociale che dovrà essere affrontato rimotivando questi giovani ed offrendo loro concrete opportunità di inserimento nel mondo del lavoro non solo come dipendenti ma anche favorendo l’avvio di nuove attività imprenditoriali”.
Analizzando i dati dell’occupazione nelle Marche nel primo trimestre 2015, il Centro Studi Sistema Cna evidenzia come da marzo 2014 a marzo 2015 ci sia stato un calo della forza lavoro di 9 mila unità (da 696 mila a 687 mila) ed una stabilità degli occupati che sono rimasti 617 mila grazie all’aumento di 5 mila donne che lavorano ed al corrispondente calo di 5 mila uomini occupati. Le donne che lavorano sono così salite a 267 mila e gli uomini scesi a 350 mila mentre sempre meno sono le donne disoccupate che scendono da 42 mila a 36 mila mentre gli uomini passano da 37 a 35 mila. Tra i disoccupati sono in aumento i giovani in cerca di una prima occupazione che salgono da 13 a 18 mila di cui 10 mila uomini e 8 mila donne.
Ma dove lavorano i marchigiani? La maggioranza è occupata nei servizi (375 mila ) mentre 227 mila lavorano nell’industria e 15 mila in agricoltura. I dipendenti sono 449 mila mentre ad avere un lavoro autonomo sono 168 mila. “Per far ripartire in maniera decisa l’occupazione, soprattutto quella giovanile” concludono Sabatini e Gregorini “vanno rilanciati i consumi interni perché ad essere ancora in difficoltà sono le imprese che non esportano e, di conseguenza non aumentano la forza lavoro, in attesa di cogliere anche loro i segnali della ripresa che è già in atto per le imprese esportatrici. Innovazione, internazionalizzazione, incentivi fiscali, sostegno creditizio sono le azioni da mettere in campo per aumentare la competitività del sistema produttivo marchigiano e la creazione di nuova occupazione."