Matteo Petracci presenta il suo libro ‘I matti del Duce’

MACERATA – Mercoledì 26 novembre, alle ore 17.30, alla Biblioteca Statale di Macerata verrà presentato il libro “I matti del duce. Manicomi e repressione politica nell’Italia fascista” di Matteo Petracci (Donzelli Editore, 2014).

Ne parleranno, oltre l’autore, il prof. Angelo Ventrone e la prof.ssa Isabella Rosoni, dell’Università di Macerata, e Claudio Gaetani, dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Macerata.

Claudio: schedato come repubblicano, arrestato più volte per offese al Papa e al clero, chiuso in manicomio a Macerata e lì rimasto fino alla morte. Alcide: anarchico, di famiglia antifascista, morto nel manicomio del capoluogo la notte di Natale del 1929, in seguito alle terapie somministrategli. Ci sono queste ed altre storie nel libro I matti del duce. Manicomi e repressione politica nell’Italia fascista (Donzelli 2014) scritto da Matteo Petracci, dottore di ricerca in Storia all’Università degli Studi di Macerata. Il volume, frutto della ricerca svolta nell’ambito del corso di dottorato in Storia, politica ed istituzioni dell’area Euromediterranea in età contemporanea, presso l’ateneo maceratese, verrà presentato il prossimo mercoledì 26 novembre, alle ore 17.30, nella Biblioteca Statale, in Corso Garibaldi.

L’evento, oltre che dalla Biblioteca Statale, è organizzato dall’Istituto Storico Provinciale della Resistenza e dell’Età Contemporanea, con il patrocinio dell’Università di Macerata. Il lavoro di Petracci prende in esame decine e decine di casi di antifascisti italiani che, durante il regime, finirono per essere internati nei manicomi provinciali o giudiziari, spesso dopo aver passato anni in carcere o al confino. Mania politica, schizofrenia, paranoia, isterismo, distimia, depressione: sono queste le diagnosi che compaiono nei documenti di polizia o nelle cartelle cliniche. Diagnosi più che sufficienti a motivare la segregazione per lunghi anni o per tutta la vita. Quali ragioni medico scientifiche hanno giustificato il loro internamento psichiatrico? Quali, invece, le ragioni dettate dalla politica del regime contro il dissenso e l’anticonformismo sociale?

Molto si è scritto rispetto all’esperienza degli antifascisti in carcere o al confino, ma la possibilità che il regime abbia utilizzato anche l’internamento psichiatrico come strumento di repressione politica resta ancora poco indagata. Attraverso carte di polizia e giudiziarie, testimonianze e relazioni mediche e psichiatriche contenute nelle cartelle cliniche, nel libro vengono ricostruiti i diversi percorsi di repressione e persecuzione che hanno condotto gli antifascisti in manicomio. Dall’analisi degli intrecci tra ragioni politiche e ragioni di ordine medico emerge con forza il ruolo giocato dalla sovrapposizione tra scienza e politica nella segregazione di centinaia di donne e di uomini, tutti accomunati dall’essere stati schedati come oppositori del fascismo.

Matteo Petracci è dottore di ricerca in Storia, politica ed istituzioni dell’area Euromediterranea in età contemporanea, presso l’Università di Macerata. Ha pubblicato Pochissimi inevitabili bastardi. L’opposizione dei maceratesi al fascismo (il lavoro editoriale 2009).

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