La scure dei dati del monitoraggio Iss torna a pendere sulle regioni che oggi conosceranno il colore che verrà assegnato loro a partire da domenica. Il rischio, neanche tanto remoto, è che mezza Italia possa ridiventare arancione, anche se sono in molti i governatori – Lazio, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Lombardia – che si affrettano ad anticipare i dati annunciando di “essere in regola” per restare in giallo.
Ma intanto c’è una regione, la Valle d’Aosta, che potrebbe invece essere la prima a diventare bianca, qualora venisse confermata per la terza settimana consecutiva l’incidenza di meno di 50 persone positive su 100 mila abitanti, requisito necessario per passare al livello più basso della scala cromatica. Quello che sembra ineluttabile, invece, pare essere il passaggio in zona rossa dell’Abruzzo, che ha già messo in lockdown le province di Pescara e Chieti. Scettico il governatore, Marco Marsilio, secondo il quale l’Rt sarebbe sceso da 1.22 a 1.17. “Per questo – dice – ci attendiamo che la cabina di regia confermi la classificazione in zona arancione”.
Anche ieri l’Italia ha registrato oltre 10 mila nuovi casi di coronavirus (13.762) e 347 vittime, con un tasso di positività che sale per il secondo giorno consecutivo, passando dal 4,1% al 4,8%. Dati che confermano l’ampia diffusione del virus nel Paese, aggravata dalla presenza ormai accertata delle varianti, sulle quali è cominciata l’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità. Per questo appare inevitabile il ricorso a chiusure e limitazioni, con la possibilità anche di ricalcare l’esempio dell’Abruzzo e individuare zone rosse localizzate nelle province. Un’opzione che potrebbe essere già sul tavolo del ministro della Salute, Roberto Speranza, e che va ad aggiungersi alla discussione sulla nuova cabina di regia e sullo ‘snellimento’ del Comitato Tecnico Scientifico. Interrogativi che dovranno essere sciolti in breve tempo dal neo-insediato premier Mario Draghi.
Intanto l’Unione Europea ‘promuove’ la Sardegna, declassandola nella sua mappa dal rosso all’arancione, così come deciso anche per la Valle d’Aosta. Restano solo Umbria e province autonome di Trento e di Bolzano le uniche aree italiane ad alta incidenza di contagi. Ma saranno i dati dell’Iss a decidere quali provvedimenti adottare nelle regioni.
Delle sei a rischio arancione, ben quattro hanno annunciato di avere un Rt inferiore a 1 e quindi dentro l’area gialla. “Con i numeri attuali – ha annunciato il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga – resteremo in zona gialla”. Parole simili quelle del suo omologo lombardo, Attilio Fontana. “A me sembra che la Lombardia possa rimanere in zona gialla”, ha spiegato. “Anche se rimanessimo in zona gialla – le parole del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti – dico comunque attenzione”. “La situazione è stabile – si difende invece il governatore del Piemonte, Alberto Cirio -. L’Rt, seppur in lieve crescita, rimane comunque sotto l’1, quindi i numeri sono da Piemonte in zona gialla”. In bilico, a questo punto, restano Emilia-Romagna e Marche, con l’”incognita colorata” che coinvolge anche la Basilicata, seppur con una pressione ospedaliera sotto il limite di allerta.
Qualche buona notizia arriva però dal monitoraggio quotidiano dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), secondo cui a livello nazionale continua a calare il numero delle terapie intensive occupate da pazienti Covid. Si tratta del 23%, 7 punti sotto la soglia critica del 30%. In controtendenza, però, i dati dell’Umbria dove il 59% dei posti in terapia intensiva è occupato da pazienti Covid. In situazione critica anche Abruzzo (33%), Friuli Venezia Giulia (34%), Marche (33%), Molise (31%) e la provincia di Bolzano (39%).