Il Napoli di Da Laurentiis ha conquistato il suo terzo Scudetto dopo 33 anni di attesa. Il presidente ha idee chiare per il futuro
Al fischio finale della diretta streaming allo stadio Diego Armando Maradona i quasi 60.000 tifosi azzurri presenti hanno urlato il proprio tributo ad Aurelio De Laurentiis, vero artefice dello Scudetto del Napoli. Ha tenuto un discorso con microfono, ringraziando anche chi nei mesi estivi lo criticò duramente con minacce e striscioni.
Coerente il presidente azzurro, che ora non vuol fermarsi. Dopo 19 anni, dalla risalita dalla serie C in campi provinciali in piccoli stadi, ha fatto trionfare il Napoli portandolo di nuovo sul punto più alto del calcio italiano, facendo gioire una città intera, che festeggerà per mesi e mesi questo trionfo calcistico e sociale. Ma cosa ha in mente De Laurentiis?
Aurelio De Laurentiis è stato ospite della trasmissione di Bruno Vespa “Cinque minuti” in diretta su Rai 1, ed a tante domande sul prossimo futuro del Napoli ha dato pronte risposte su Osimhen, stella degli azzurri ed anche su Luciano Spalletti, criticato duramente verso la fine dello scorso campionato.
“Victor Osimhen è il nostro capocannoniere”– dice il massimo dirigente azzurro- “sta facendo una grande stagione e sto ricevendo offerte dai massimi club europei. Il suo valore è di 150 milioni di euro, ma per il momento non si tocca. Anche per la vendita del Napoli mi hanno fatto proposte, anche di 2,5 miliardi, ma ho rifiutato”.
“Per quanto riguarda Spalletti, lui ha un altro anno di contratto con il Napoli, voglio che con lui il Napoli apra un ciclo di vittorie e spero che anche Luciano sia d’accordo”.
Poi ad una domanda sulle feste a Napoli risponde: “A Napoli sin festeggerà a lungo. Cominceremo già domenica con la Fiorentina dinanzi ai nostri tifosi con la conquista dello Scudetto. Continueremo con l’Inter e con la Sampdoria. Sarà un bel periodo di festeggiamenti in città.”
Poi lancia una frecciatina sui rapporti tra Nord e Sud non proprio amorevoli: “L’Italia è unita da poco più di 150 anni. Ed è ancora un paese disunito, con le grandi contrapposizioni tra il Nord e il Sud. Si è restati come nel 1200, quando l’Italia era semplicemente un paese di Comuni e così siamo ancora”.