MARCHE – Senza interessi culturali o passioni sportive da praticare oltre le quattro mura della propria abitazione. O forse senza la possibilità di farlo.
Niente cinema o teatro. Mai un concerto, una visita a musei o mostre artistiche e nemmeno quattro salti in discoteca e in balera o allo stadio a tifare per la squadra del cuore. Non comperano libri e non leggono un giornale nemmeno una volta a settimana. Nelle Marche i “no cult”, indifferenti a tutto quello che succede fuori dal proprio ambito familiare o lavorativo sono stati nel 2015 il 18,5 per cento, in media con il dato nazionale, quasi uno su cinque. Maglia nera è la Calabria con il 30,6 per cento mentre meglio di tutti fa il Trentino dove i ‘no cult’ sono appena il 6,8 per cento. Comunque era andata peggio nel 2014, quando nelle Marche coloro che non avevano mai fatto nessuna di queste attività era del 20,8 per cento.
“Molto”commentano il presidente Cna Marche Gino Sabatini e il segretario Otello Gregorini“ha influito la crisi economica perché non tutti possono permettersi di investire risorse in consumi per la cultura o il tempo libero. Lo dimostra il fatto che fino a qualche anno fa i marchigiani ‘no cult’ erano meno del 15 per cento mentre ora uno su cinque si trova in questa situazione. Inoltre il fenomeno è più rilevante nei Comuni con meno di duemila abitanti dove si arriva al 22 per cento perché in questi piccoli paesi succede che il teatro sia chiuso da tempo per mancanza di fondi, il cinema non ci sia più per mancanza di spettatori, la libreria abbia lasciato il posto a un negozio di elettronica. “
A disertare ogni attività culturale sono più le donne (21 per cento) degli uomini (15,8 per cento) ed aumentano con l’avanzare dell’età, fino ad arrivare al 35,5 per cento fra gli uomini ultrasettancinquenni e al 50,7 per cento tra le donne sopra i 75 anni.
A confortare, secondo il centro Studi della Cna Marche che ha elaborato i dati Istat sulla cultura e il tempo libero, mettendo a confronto il 2014 e il 2015, è il fatto che nell’ultimo anno c’è stata un’inversione di tendenza, con un calo dei “no cult” marchigiani del 2,3 per cento. In crescita soprattutto i marchigiani che negli ultimi dodici mesi hanno visitato musei o mostre (da 25,6 a 31,7 per cento) ed anche siti archeologici e monumenti (da 21,9 a 23,7). In ripresa le presenze a teatro (da 19,6 a 21,9), al cinema (da 46,7 a 49,5) ed ai concerti (da 19,3 a 20,3) con l’eccezione della musica classica (da 11,0 a 10,5).
Percentuali più alte per chi legge libri o giornali. A prendere in mano un quotidiano almeno una volta a settimana è il 48,9 per cento dei marchigiani, in lieve crescita rispetto al 48 per cento del 2014. Ad aver letto almeno un libro negli ultimi dodici mesi è il 41,5 per cento rispetto al 39,5 per cento dell’anno precedente. Ma a farla da padrona è ancora la vecchia televisione. I marchigiani che guardano abitualmente la tv sono il 93,6 per cento mentre accende regolarmente la radio il 56,1 per cento. E il web? il 62,4 per cento dei marchigiani accede regolarmente ad Internet e si informa tramite la rete. Di questi, il 42,7 per cento lo fa tutti i giorni mentre il 35,7 per cento non usa Internet, una percentuale in calo rispetto al 450,2 per cento del 2014.
Dalla cultura al tempo libero. Sono in aumento coloro che hanno frequentato stadi e palazzetti dello sport (da 26,5 a 29,3) mentre gli amanti di discoteche e balere sono passati dal 21 al 25,6 per cento.
Dallo sport dei tifosi a quello dei praticanti. Ad essere regolarmente impegnati un una qualche disciplina sportiva è il 26,5 per cento dei marchigiani mentre il 9,1 lo fa in modo saltuario e il 27,6 pere cento si limita a fare genericamente attività fisica. I sedentari cronici sono il 36,4 per cento, in crescita rispetto al 35,6 per cento dell’anno precedente.
“Per la diffusione e la promozione di interessi artistici, culturali e sportivi”concludono Sabatini e Gregorini“un ruolo importante è svolto dalle 2.122 imprese marchigiane impegnate in questi settori con oltre 6 mila addetti. In crescita rispetto al 2014 quando erano 2.083. Una crescita che ha coinciso con il risvegliarsi dell’interesse dei marchigiani per questi settori. Ma un freno ai consumi di prodotti culturali, artistici e sportivi è ancora dato dalla ridotta capacità di spesa dei marchigiani, che devono fare i conti con tasse e bollette. Occorre favorire i consumi riducendo imposte e tariffe per rilanciare e incentivare le attività culturali e del tempo libero.”