ATTUALITA' – Tutti conoscono il disastro delle isole di plastica negli oceani: sono delle isole di rifiuti plastici grandi come interi stati che mettono a repentaglio le specie marine e che molto probabilmente non spariranno mai.
Quello che si può fare, al massimo, è evitare che crescano ancora di più. Ma smaltire la plastica non è semplice, ecco perché le associazioni ambientaliste come il WWF insistono molto con campagne di sensibilizzazione e prevenzione.
In Italia la situazione mostra luci e ombre: i cittadini sono sempre più bravi a raccogliere separatamente la plastica, tanto che le percentuali di rifiuti plastici separati raggiungono quelle di un paese tipicamente virtuoso come la Germania. Il problema è però a monte, in quanto non esistono sufficienti strutture per riciclare e recuperare i materiali plastici, pertanto chiudere il cerchio diventa molto difficile.
Purtroppo manca ancora una richiesta massiccia da parte dei produttori di materie prime provenienti dal riciclo, anche se gli esempi positivi di certo non mancano.
Nel panorama della manifattura italiana, infatti, esistono molte imprese che già utilizzano plastica 100% riciclabile o che addirittura adoperano plastica già riciclata, così da dar vita a forme di economia circolare.
Ad esempio la Ferrarelle, uno dei marchi più famosi in Italia, ha aperto nell'estate del 2018 un impianto per il riciclaggio da bottiglie a bottiglie. L'impianto funziona grazie ad innovative tecnologie che consentono di riciclare anche le bottiglie non accuratamente selezionate e non accuratamente pulite. In questo modo, l'azienda riesce a utilizzare pallet di bottiglie che normalmente sarebbe difficile riciclare, visto che uno dei problemi del recupero della plastica sta anche nella difficoltà di riciclare il materiale non perfettamente raccolto.
L'elenco dei produttori responsabili in Italia, comunque, è lungo e tocca tutti i settori produttivi. Pensiamo alle forniture da cantiere o per la logistica, per le quali la plastica sta sostituendo altri materiali come il metallo o il legno e pertanto si sta passando a plastiche riciclabili 100% (ad esempio il il PP Cop, Polipropilene copolimero per le transenne da cantiere) o direttamente riciclate (come il polipropilene rigenerato dei pallet o la famosa plastica riciclata usata per le cassette ortofrutta del Conip – Consorzio Nazionale Imballaggi Plastica).
Anche nella posa in opera delle infrastrutture in plastica si inizia a guardare alla materia prima riciclata. È il caso del gruppo Hera che ha installato in Romagna delle tubature per rete elettrica e fognaria prodotte in materiali certificati Psv, cioè Plastica seconda vita.
Guardando al tessile e alla moda, l'impiego di materiali Psv è ormai ben rodato, anche se non riguarda ancora la maggior parte dei produttori. Una delle aziende più note è Quagga, che da anni fa ricerca e produce in Italia filati provenienti completamente dal riciclo della plastica, realizzando con questi materiali capi d'abbigliamento sostenibili.
Se per le imprese più sensibili al tema la direzione è quella di impiegare materiali plastici ecosostenibili, per le istituzioni l'impegno è di inserire il tema in agenda. Lo ha fatto l'Europa, che ha approvato una legge che impone l'abbandono entro il 2021 degli oggetti monouso in plastica come piatti e bicchieri. Adesso gli stati membri dovranno recepire la norma legiferando a loro volta, come ad esempio l'Italia, che dal 1° gennaio 2019 ha vietato la produzione e la commercializzazione dei cotton fioc inserendo un apposito emendamento nella Legge di bilancio. I bastoncini di cotone per le orecchie rappresentano infatti, secondo dati diffusi da Legambiente, il terzo rifiuto più presente sulle nostre spiagge.
Nonostante la raccolta differenziata in Italia sia partita in sordina, ormai ha raggiunto buoni livelli, anche se non si tratta ancora di una situazione uniforme e identica in tutto il Paese. I cittadini hanno imparato a raccogliere la plastica e a conferirla nei cassonetti giusti. Come si scriveva a inizio articolo, non sempre gli impianti sono però in grado di utilizzare il materiale recuperato, anzi se ne spreca più della metà. A volte, invece, a inibire la possibilità di riciclare vi sono alcuni errori nel fare la raccolta differenziata. Da qui, le numerose campagne di sensibilizzazione per insegnare come fare correttamente la raccolta della plastica.
Un primo consiglio è quello di informarsi sul tipo di materiale plastico di cui è fatto l'oggetto da buttare. Le sigle più diffuse, stampate di solito direttamente sull'involucro di plastica, sono PE (Polietilene), PP (Polipropilene), PVC (Cloruro di Polivinile), PET (polietilene reftalato), PS (polistirene, cioè il comune polistirolo). Di queste plastiche, solo PE, PET e PVC sono riciclabili. In alcuni casi, i produttori rendono la vita più facile ai consumatori specificando sull'etichetta se l'oggetto può o non può essere raccolto nella differenziata.
Sono inoltre riciclabili i seguenti oggetti: bottiglie e flaconi per uso alimentare o per prodotti di pulizia (vasetti dello yogurt, confezioni di shampoo e bagnoschiuma, bottiglie di acqua, succhi etc.); vaschette alimentari; pellicole trasparenti (senza la parte con l'etichetta incollata); sacchetti di nylon; piatti e bicchieri di plastica, che però, dal 2021, dovranno sparire ugualmente dagli scaffali dei negozi.
Non si possono invece gettare nel bidone della plastica i seguenti oggetti: giocattoli; forchette di plastica; beni durevoli di plastica come contenitori o coperchi; elettrodomestici; penne biro; confezioni porta cd o porta cassette. Infine, non si possono riciclare i flaconi contenenti materiale pericoloso come la vernice, che deve essere smaltita a parte.