La pazienza è finita. Gli esponenti di Futuro in Comune e Articolo 1 hanno presentato un esposto alla Corte dei Conti per la mancata realizzazione del sottopasso in via Venezia, i cui lavori dovevano essere avviati entro il 9 agosto 2018 ma che, a tre anni di distanza, restano ancora solo su carta.
Una vicenda arcinota, che si lega alla lottizzazione dell’area ex Cecchetti: la ditta Civitanova 2000 avrebbe dovuto realizzare il sottopasso per collegare via Venezia con corso Vittorio Emanuele nell’ambito delle opere di urbanizzazione a suo carico, come da convenzione siglata nel 2016. Negli anni, però, l’iter si è incagliato e oggi il gruppo guidato dall’ex sindaco Tommaso Corvatta chiede conto all’amministrazione comunale della situazione. «Come sempre, la giunta Ciarapica sogna in grande, come sul porto, poi non si muove su ciò che sarebbe più semplice e necessario, come il sottopasso dell’area ex Cecchetti, un intervento che darebbe respiro a tutta la zona e che è stato sollecitato più volte da commercianti e residenti – rimarca Corvatta –l’amministrazione aveva dato loro ampie rassicurazioni incontrandoli il 12 dicembre 2017, ma da allora tutto tace. Abbiamo avuto pazienza, sappiamo che alcuni problemi c’erano ed erano reali, ma ora basta. Al termine della nostra legislatura il discorso era pressoché definito e invece a distanza di anni non è stata nemmeno escussa la fidejussione».
I problemi che hanno bloccato la realizzazione dell’opera sono legati al fatto che nel terreno sottostante ci sarebbe una falda acquifera. «E’ vero come è vero che la questione si lega a quella dell’inquinamento del Basso Bacino del Chienti, ma esistono diverse tecniche per risolvere il problema, basta che ci sia la volontà – rincara la dose Nicola Lelli – l’impressione è che sia stata una scusa per stoppare tutto. Inoltre è strano che non ci si sia accorti del problema prima della firma della convenzione, facendo rilievi e sopralluoghi».
Futuro in Comune e Articolo 1 starebbero inoltre riflettendo su un secondo esposto. «Stiamo aspettando le carte dopo aver fatto accesso agli atti – aggiunge Corvatta – perché sembrerebbe che il privato non abbia più rinnovato la polizza fidejussoria oltre la fine del 2016. Se così fosse, si potrebbe configurare un danno erariale dovuto alla negligenza di chi dove vigilare sulla situazione. Ma anche se fosse davvero scaduta la fidejussione, resta comunque l’obbligo del privato di realizzare le opere di urbanizzazione previste in convenzione. Di sicuro c’è stata una estrema trascuratezza in tutta questa vicenda».