Di Emanuele Trementozzi
Quello che Luis Van Gaal ha fatto contro la Costarica, facendo entrare il portiere di riserva Krul, poi resosi protagonista della vittoria dell’Olanda con conseguente approdo alle semifinali del Mondiale brasiliano, Osvaldo Jaconi lo fece nel lontano 1996.
Correva il 22 giugno e allo stadio Zaccheria di Foggia andava in scena la finale play off del Castel di Sangro contro l’Ascoli. Sul risultato di zero a zero, ad un minuto dal termine dei tempi regolamentari, mister Jaconi chiama il secondo portiere Pietro Spinosa:”Alzati e scaldati, che i rigori li pari tu”. Furono più o meno queste le parole che l’allenatore, oggi civitanovese doc, rivolse al suo numero dodici tra lo stupore generale. Lo stesso Spinosa credeva ad uno scherzo e restò in panchina. “Pietro, non hai forse capito? Sto dicendo sul serio”. E così Pietro Spinosa subentrò all’arrabiatissimo De Iuliis, respingendo il rigore decisivo di Minala, portando gli abruzzesi in serie B. A distanza di 18 anni la stessa situazione si è ripetuta in Brasile, con identico risultato per il coraggioso tecnico orange.
“E’ stata la prima volta che in un Mondiale accadesse una cosa del genere, ma nel calcio c’è chi ha preceduto Van Gaal – dice sornione Osvaldo Jaconi – Mancavano cinque minuti al termine e ordinai a Spinosa di riscaldarsi, ma dopo un po’ mi girai verso la panchina e lo trovai ancora lì. A quel punto gli dissi che non stavo scherzando e che sarebbe stato lui a portarci in serie B. Spinosa subentrò e parò il rigore decisivo, permettendoci di scrivere una bella pagina di storia. In quel periodo ho avuto la fortuna di avere una società alle spalle che mi permetteva di fare scelte in totale libertà, ma non fui un pazzo come qualcuno pensava. Durante la settimana avevamo preparato gli eventuali rigori ed ero convinto che Spinosa potesse fare al caso nostro. Si potevano effettuare solo due sostituzioni, non tre come oggi, fui fortunato a non averne bisogno durante la partita e nel finale tirai fuori la carta vincente. Ma già nella semifinale contro il Gualdo Tadino feci una cosa simile: all’andata avevamo perso per uno a zero e dovevamo vincere per forza al ritorno. Al novantesimo eravamo bloccati sullo zero a zero e, a quel punto, decisi di togliere dal campo un trequartista come Bonomi per inserire lo stopper Salvatore D’Angelo. Il pubblicò fischiò aspramente questa mia decisione, ma su una nostra rimessa laterale D’Angelo, entrato da sette secondi, segnò il gol vittoria che valse la finale. La fortuna è una componente importante nel calcio, ma ci volle anche tanto coraggio nel fare quelle due scelte. E’ andata bene e scrivemmo un’impensabile pagina di storia”.
E proprio il protagonista di quella finale, Pietro Spinosa, a L’Indiscreto ha ripercorso quegli attimi indimenticabili. “E’ da domenica che il telefono squilla, sembra quasi una situazione surreale – dice Spinosa – Ma sono cose che fanno piacere perché è stato riportato alla ribalta qualcosa che, mister Jaconi, fece ben 18 anni fa. Jaconi, in quel frangente, ha avuto molto coraggio; non oso immaginare cosa sarebbe successo se non avessimo vinto ai rigori quella partita. Per quanto mi riguarda all’inizio, quando mi disse di scaldarmi, credevo ad uno scherzo. Ma il mister, dopo qualche minuto dalla prima chiamata, mi esortò a scaldarmi velocemente. Mi preparai dietro il cordone della polizia per non farmi vedere da De Iuliis, perché psicologicamente era una questione molto delicata. Quando entrai in campo ero sereno, mentre De Iuliis era arrabbiatissimo e neanche venne a salutarmi al mio ingresso. Ma lo capii, perché è come se ad un bambino togliessi la caramella proprio mentre la sta mangiando. Soprattutto in una gara come quella, senza grosse emozioni, i rigori rappresentavano per un portiere l’occasione della vita. Ricordo che il mister redarguì il mio collega con semplici ma decise parole:”Vogliamo andare o no in serie B?”. E fu così che entrai, parando il rigore decisivo di Minala che ci proiettò in serie B. Non realizzai subito quello che stava succedendo, perché tutti i miei compagni corsero verso di me, De Iuliis in primis per abbracciarmi. Quell’episodio ha segnato per sempre la mia carriera e tutto questo lo devo a mister Osvaldo Jaconi. Era il giusto premio ai nostri sacrifici, meritammo di andare in B e lottammo contro tutto e tutti. Ci davano per spacciati, per già retrocessi ancora di prima di iniziare. Invece, dopo quei rigori, ci trovammo incredibilmente in serie B. Negli ultimi anni la mia carriera si è divisa tra Chievo e Livorno in qualità di preparatore dei portieri. Ho avuto la fortuna di collaborare con tanti bravi allenatori come Colomba, Mazzone, Donadoni, Camolese e Di Carlo; ho lavorato all’estero in Romania e Belgio e oggi sono in attesa della chiamata giusta. Vivo questa situazione di stand-by con un po’ di ansia, ma so che fa parte del nostro mestiere il dover aspettare e spero di tornare presto in attività. Con mister Jaconi tutt’oggi mi sento, ci lega ancora tantissimo affetto. Con me, Osvaldo, è stato un grande uomo ancor prima che un grande allenatore”.