ECONOMIA – Continua sempre di più il successo del vino italiano, anche perché gli ultimi dati mettono in risalto il fatto che ci sono buone percentuali di crescita soprattutto fra i consumatori dell’Est Europa.
Anche in questi Paesi sembra di più prevalere lo stile occidentale, anche riguardo al bere.
Prima si preferivano altre bevande, come per esempio la birra, adesso ci si orienta di più in particolare verso i vini frizzanti. Quindi anche l’Italia si sta aprendo un buon percorso da seguire nel rivolgersi a questi nuovi consumatori di alcol.
Il vino, conservato nelle apposite soluzioni come quelle proposte da Showine, con i suoi marchi più importanti sta veramente spopolando nei Paesi dell’Est, soprattutto in Romania, in Polonia, in Ucraina e in Bielorussia. Gli esperti rivelano che questi mercati emergenti sono davvero molto interessanti.
Anche la Russia acquista un valore predominante. In generale le importazioni che i Paesi dell’Europa dell’Est fanno del vino dei Paesi occidentali del vecchio continente sono aumentate del 26%, muovendo un giro di affari che nel 2018 è stato pari a 1,2 miliardi di euro.
Se guardiamo alle percentuali relative ai singoli Paesi, la domanda appare in forte crescita, soprattutto se mettiamo in relazione i dati che si sono registrati fra il 2013 e il 2018. Per esempio le ultime indagini hanno messo in evidenza come le percentuali siano aumentate per la Romania del 66%, per la Polonia del 49%, per la Bulgaria del 61% e per la Croazia addirittura dell’86%.
Nell’intero settore non è coinvolta soltanto l’Italia, ma anche altri Paesi europei come la Francia e la Spagna, che si propongono come dei veri e propri modelli da seguire. Tuttavia una certa preferenza è accordata al nostro Paese.
Basti pensare in questo senso che le esportazioni dei vini italiani verso la Croazia sono aumentate del 270%. Gli esperti rivelano che già a partire da 25 anni fa l’Italia con le esportazioni dei vini ha cominciato a guardare a questi Paesi.
È quindi un percorso molto lontano, che sta dando i suoi risultati proprio in questi ultimi anni. La sfida si gioca tutta sui prezzi.
Ma non sono soltanto le tradizionali cantine a ricevere benefici dall’aumento delle esportazioni dei vini italiani. Un recente studio della Coldiretti mette infatti in evidenza che anche i giovani vignaioli al di sotto dei 25 anni stanno riscontrando dei buoni successi.
La percentuale dei giovani che si dedicano alla coltivazione dell’uva è aumentata del 38% nell’ultimo anno. Il settore vinicolo si rivela piuttosto dinamico. I giovani sotto i 25 anni che sono ritornati a dedicarsi a questo settore sono arrivati a circa 1.200 nel giro di un solo anno.
In particolare in molti sono attratti dalle possibilità offerte dalle coltivazioni rivolte alla sostenibilità ambientale e dall’aspetto più innovativo del marketing rappresentato per esempio dall’uso dei social network.
Non a caso lo studio di Coldiretti si chiama “La rivoluzione giovane del vino”. Un ultimo trend molto importante è anche la crescita dei giovani entro i 35 anni di età, che registra una percentuale di aumento pari al 19%.
Da questo punto di vista l’Italia si colloca al primo posto in Europa per numero di giovani che si dedicano all’agricoltura, portando ad un fatturato più alto del 75% della media. In tutto i giovani under 35 che si dedicano alla gestione di un’azienda vinicola sono in Italia quasi 7.300.